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La Strada e i Giovani sulla Strada aderiscono alla manifestazione studentesca del 18 febbraio a Cosenza contro abusi, alternanza e repressione

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La Strada e i Giovani sulla Strada aderiscono alla manifestazione studentesca del 18 febbraio a Cosenza contro abusi, alternanza e repressione.

Si tratta di un’occasione per manifestare accanto al corteo studentesco, condividendo e supportando le istanze di opposizione ai percorsi di alternanza/stage, di protesta di fronte alla repressione del dissenso in occasione dei cortei studenteschi, di denuncia della mancanza di ascolto delle esigenze del mondo della scuola nel suo insieme da parte della compagine ministeriale. Nel contesto cosentino e calabrese, la protesta assume particolare rilevanza in virtù dell’incresciosa vicenda dell’istituto “Valentini-Majorana” di Castrolibero dei giorni scorsi, che ha visto delle studenti sporgere denuncia per molestie nei confronti di un docente della scuola, segnalando anche il mancato intervento nei confronti del docente stesso da parte della dirigente nonostante la gravità dei fatti denunciati.

Non possono essere sufficienti la pur doverosa ispezione ministeriale e il necessario operato della magistratura. La vicenda di Castrolibero è uno spaccato della crisi in cui vive l’istituzione scolastica in Italia. Come La Strada e Giovani sulla Strada siamo fermamente convinti che lo smantellamento della scuola pubblica e la sua aziendalizzazione minino alla base il percorso di socializzazione dei saperi e di costruzione dell’identità personale e sociale. I recenti, tragici eventi legati alla commistione tra mondo della scuola e mondo del lavoro, con la morte di due studenti impegnati in stage e formazione professionale, segnalano una doppia criticità: l’insicurezza dei luoghi di lavoro e la necessità del superamento di una concezione aziendalistica della formazione. L’alternanza scuola-lavoro e gli stage vanno aboliti a favore di un percorso formativo inteso come istruzione integrata, che salvaguardi gli anni scolastici come tempo e spazio per la condivisione e la costruzione del sapere al di fuori di qualsiasi logica lavoristica (quando non di sfruttamento). Le conoscenze non vanno schiacciate sull’altare delle competenze professionali, così come il dialogo necessario col territorio e con le comunità non va declinato nel senso del precoce ingresso in un contesto aziendalista carente in termini di sicurezza e deciso spesso a sfruttare manodopera non retribuita. Tutto ciò fa il paio con l’urgente bisogno di ripensare la scuola in termini di tempi e di spazi, di gestione delle risorse umane, con eliminazione delle “classi pollaio”, forte investimento sull’edilizia scolastica, svecchiamento dei programmi, adeguamento della maturità alle circostanze imposte dal tempo pandemico. È necessario che il Ministro Bianchi ascolti le associazioni degli studenti, le consulte studentesche, i movimenti che animano i cortei in cui si chiede ad alta voce una scuola non piegata alle logiche del mercato, la retribuzione dei tirocini quando necessari, protocolli di sicurezza adeguati, una maturità che tenga conto di tre anni di didattica a distanza, e più in generale un profondo rinnovamento per un’istituzione per molti versi sempre più obsoleta e classista, che sembra aver smarrito lo spirito profondamente democratico e inclusivo degli anni Settanta, nato dalle proteste sessantottine e sfociato nell’istituzione degli organi collegiali. Se la risposta dello Stato alle richieste di ascolto e alle istanze di rinnovamento degli studenti sono le cariche della polizia avvenute a Roma, a Milano, Napoli e Torino, siamo di fronte a quella che a conti fatti appare una reazione di impronta securitaria e repressiva di fronte al dissenso, laddove non si è capaci di dare ascolto. Ciò è in forte contrasto con l’idea di uno Stato che garantisca una scuola autenticamente inclusiva, dove venga garantito effettivamente il diritto allo studio secondo il dettato costituzionale, dove si combattano le disuguaglianze e si mettano al centro lo studente e il suo cammino di crescita personale e sociale.

Venerdì saremo a Cosenza a fianco degli/delle studenti perché, come detto dai/dalle manifestanti in queste settimane, se la scuola non funziona, abbiamo il dovere di cambiarla.

 

Ufficio stampa

La Strada e i Giovani sulla Strada

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