Il blocco in Commissione Politiche sociali della mozione “Stop tampon tax” (presentata dal consigliere Quartuccio con integrazioni della consigliera Angela Martino) dovuto a mancanza di numero legale è chiaro esempio di ostruzionismo e tatticismo politico, che accomunano evidentemente sia la maggioranza sia il centrodestra.
Estremamente biasimevole che si interrompa l’iter di una mozione riguardante quella che per noi è una battaglia di civiltà. Apprezzabile, ma non sufficiente, l’approvazione da parte del governo della riduzione al 10% dell’IVA sui prodotti assorbenti per l’igiene femminile. Il taglio dell’imposta va infatti realizzato nella misura del 4%, come di norma in altri paesi europei. Ne va della parità di genere a livello di salari e consumi, non solo per quanto riguarda gli assorbenti, ma per tutti i prodotti in cui si evidenzi un gap di prezzo determinato dalla differenza di genere. È ormai da diversi anni che il movimento Possibile ha abbracciato questa lotta, depositando nel 2016 una proposta di legge “Tampon tax” per la riduzione dell’aliquota dell’imposta relativa ai prodotti di prima necessità destinati alle donne, in particolare assorbenti igienici, female viagra, tamponi, coppe e spugne mestruali.
Occorre, ribadirlo, gli assorbenti e gli altri prodotti igienico-sanitari femminili sono beni di prima necessità, e non possono essere tassati alla stregua di tablet e profumi. Laddove in Europa e nel Regno Unito la mobilitazione femminile contro quella che a ragione viene considerata un’imposta iniqua e sessista ha prodotto l’abbassamento o l’azzeramento della tassa sui tampax, in Italia prevalgono la retorica del benaltrismo (“non son questi i problemi”) o l’ironia maschilista. Si pensi che a New York gli assorbenti sono distribuiti nelle scuole gratuitamente alle studentesse provenienti da famiglie indigenti. In questo senso apprezziamo che nella mozione, oltre alla proposta di coinvolgere le farmacie del nostro Comune in una politica di prezzi “calmierati” sui prodotti igienico-sanitari femminili, siano presenti riferimenti all’educazione all’uso di questi prodotti e al posizionamento di dispenser per la distribuzione gratuita degli stessi alle studentesse del ciclo secondario di primo grado.
La mozione impegna anche il Comune a chiedere a Governo e Parlamento un’immediata riduzione dell’aliquota al 4%, per arrivare alla completa detassazione dei beni essenziali alla salute e all’igiene femminile, e alla Regione Calabria di affrontare il tema della “povertà mestruale” – e quindi del gap di genere nei consumi –, attraverso studi qualitativi sulle fasce di popolazione regionale a rischio, avviando per quest’ultime un piano di agevolazioni economiche per l’acquisto dei prodotti igienico-sanitari femminili.
Lo ribadiamo ancora una volta. Le mestruazioni non possono essere considerate un lusso. L’uguaglianza, in tutte le sue forme, è il motore del cambiamento sociale. E, nel nostro paese, la battaglia di uguaglianza di fronte all’odioso gap di genere, a partire proprio da temi come la tampon tax e la pink tax (parità salariale), non è più differibile.
Ufficio stampa
La Strada