Per dare un nome alle cose utilizzo la parola lontananza.
La lontananza è il tema che forse ci ha unito stasera, una lontananza fisica ma anche sentimentale. Una lontananza paradossale perché sofferta anche da chi – come me – in questa città ci è sempre stato ma è sempre stato lontano, è sempre stato altrove.
La lontananza assume diverse forme, può essere declinata in molti modi.
Per questo dovremmo occuparci della lontananza – questa non paradossale ma tragica e rassegnata – delle periferie. Dovremmo occuparci di questa frattura, di questa mancanza.
La periferia di Reggio è sempre più brutta, sporca, incattivita e abbandonata. Sempre più si rassegna a quel tipo di lontananza che molto spesso si trasforma in marginalità.
Reggio è sempre stata lontana anche dalla sua area metropolitana. Ha sempre creduto di essere un punto di riferimento per l’intera regione mentre dovrebbe davvero cominciare ad essere un punto di riferimento – politico ma soprattutto culturale – per la sua provincia.
Periferia e provincia: solo due temi per provare a dare un nome alle cose.
Concludo tornando a noi. Tento di pescare nel fondo della lontananza paradossale con cui ho cominciato. Concludo tornando a noi che siamo stati lontani e che lo siamo ancora ma che non possiamo essere indifferenti.
Odio gli indifferenti ma molte volte lo sono stato anch’io, coltivando il mio paradiso solitario.
Dare un nome alle cose significa smettere di essere indifferenti e soli.
Questa è la politica.
di Carmelo Rosace