Risale a due giorni fa la notizia che riporta come l’Italia sia nuovamente attenzionata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa per non aver fatto abbastanza per contrastare la violenza sulle donne e la discriminazione di genere.
Sempre due giorni fa, abbiamo appreso dai giornali che all’interno del nostro consiglio comunale solo quattro seggi su trentadue saranno occupati da donne nella prossima consiliatura. Ossia, la metà della metà della metà.
Per noi, con un dato del genere bisognerebbe tornare a votare.
Questo risultato, d’altra parte, ci dice anche molto sulla società nella quale viviamo, una società che non tutela abbastanza le donne vittime di violenza e in cui le donne pagano sulla propria pelle il prezzo di un welfare inesistente, dalla mancanza di assistenza sanitaria alla carenza di posti negli asili nido. Prima di approdare sui banchi del consiglio comunale, la parità di genere passa attraverso queste cose.
Siamo tutte e tutti sotto accusa. La legge sulle quote rosa e la doppia preferenza di genere sono necessarie, ma non sono abbastanza. Qui si tratta di cambiare una cultura tanto radicata quanto diseguale: dobbiamo decostruire un mondo per poi ricostruirne uno nuovo, che abbia come pilastri fondanti l’inclusione e la parità. Fino a quando non avremo cambiato il nostro modo di pensare, qualsiasi legge sarà necessaria, ma insufficiente.
Dal momento esatto in cui entreremo in consiglio comunale ci batteremo per il rispetto dei diritti delle donne, per il riconoscimento del loro ruolo fondamentale all’interno della società e contro ogni forma di violenza e di discriminazione.
Vi chiediamo di sostenerci, tutti e tutte, in questa importantissima battaglia. Sarà dura, ma la spunteremo: la tenacia è donna.
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