«Quando uno dice di non essere né di destra né di sinistra, solitamente significa una cosa: non è di sinistra» (Gilles Candar)
All’approssimarsi della competizione elettorale a Reggio Calabria avvertiamo la necessità, come movimento, di portare la riflessione su questo tema. Ci sembra doveroso, per chi si muove nello spazio politico, dichiarare da che parte si stia. Riteniamo infatti che Destra e Sinistra non siano affatto parole vuote, senza spessore, ma definiscano ancora oggi due posizioni politiche, due visioni della società non solo diverse, ma nettamente contrastanti.
È vero, negli ultimi trent’anni anni abbiamo assistito al crollo di pilastri ideologici e sociali che perduravano da secoli e questo ha creato uno spaesamento politico e la necessità, da parte soprattutto della Sinistra, di ritrovare una nuova identità storica. Ma i principi sui quali si fonda la differenza tra Destra e Sinistra non sono così cambiati da quando vennero espressi nel clima rivoluzionario della fine del XVIII secolo. Il problema infatti non sono i principi, che continuano ad essere forti e riconoscibili, il problema semmai sono i partiti, ed in particolare i partiti della sinistra che non riescono più a tradurre quei principi sul piano delle pratiche politiche. In questo paesaggio privo di forti connotazioni è sempre più cresciuta la sfiducia verso la politica.
L’antipolitica si è configurata non solo come disinteresse ma anche come rifiuto di collocarsi lungo l’asse destra-sinistra, non riconoscendone più una vera contrapposizione. Ha iniziato a farsi strada la retorica del Neutro politico, fondata sull’affrontare e risolvere i problemi concreti. “Non siamo né di destra né di sinistra” è stato sventolato sia dalla Lega degli inizi che dal M5s venti anni dopo, salvo poi, per questi due soggetti politici, collocarsi, allearsi e governare con partiti di destra. Per chi oggi a Reggio Calabria si propone alla guida di questa città, chiediamo di esprimere con chiarezza la propria posizione politica, ritenendo un vero inganno credere o voler far credere che i problemi concreti e la loro risoluzione non abbiamo una connotazione politica. Il governo dei tecnocrati ha dimostrato in Italia come a Reggio Calabria la sua inefficacia politica.
Il riconoscimento di un problema può appartenere al prepolitico, ma, quando si affronta il piano delle decisioni, la scelta di campo diventa inevitabile. Non bastano le competenze e le intelligenze dei migliori esponenti della società civile, non bastano l’onestà e il rigore morale, per governare. Questi semmai sono i prerequisiti. Quello che serve sono una visione e un’identità chiare. Non dimentichiamo che proprio la forza della narrazione di un mondo diverso e più egualitario – che le ideologie socialiste, comuniste e socialdemocratiche hanno saputo esprimere all’interno di una cornice di valori e principi di sinistra – ha costituito il motore per i cambiamenti sociali, la conquista dei diritti dei lavoratori, l’emancipazione delle donne e delle minoranze sociali. Crediamo necessario ed importante, per chi dovrà eleggere i propri rappresentanti politici, conoscere con chiarezza il pensiero, i valori ed i principi di riferimento politico che faranno da cornice all’agire amministrativo.
Senza questo il programma si riduce ad una lista, non necessariamente organica, di cose da fare, un posizionamento à la carte, un meccanismo che rischia di incepparsi ogni qual volta ci si troverà ad affrontare un problema non esplicitamente presente nel programma. Norberto Bobbio, che tanto ha difeso il bipolarismo politico, afferma che «chi dice di non essere né da una parte né dall’altra, non vuole semplicemente far sapere da che parte sta». “Né di destra né di sinistra” può apparire allora una furbizia politica o celare l’incapacità di rappresentare la società che viene, non avendo la benché minima idea di come cambiare il mondo.
Anna Arcudi (La Strada)